Nuovi pensieri da nuovi organismi
Disuguaglianza, conflitti, potere e corruzione, lavoro e tecnologia, salute e possibilità di vita, bene della popolazione (tutta), migrazioni e la morte della natura, lenta e progressiva.
Sono questi i temi a cui il Wicked7 Project, un progetto di open collaboration, lanciato da Christian Sarkar e Philip Kotler, vuole rispondere. E lo vuole fare in ottica sistemica. I problemi, denominati i malefici 7, sono tra loro interrelati in un ecosistema, pur avendo ciascuno un grado di complessità interna già elevatissimo in termini di variabili e di epifenomeni.
Ecco allora che anche le menti che cercano soluzioni devono essere tra loro in sistema. Menti creative e competenze, in un palcoscenico globale, come guerrieri che si muovono in una danza, dalla forza millenaria, per contrastare con determinazione ciò che rischia di cancellarci.
Non sono problemi piccoli, e sono tra loro concatenati: il che significa che non è possibile pensare di risolverne solo uno e nemmeno di risolverne uno a scapito di un altro. Bisogna pensare a qualcosa che agendo, correggendo, sistemando, orienti la strada verso l’obiettivo di una risoluzione generale.
Il coming good
Solo quella strada potrà essere quella giusta per tentare di raggiungere quello che è chiamato il “coming good”. Il bene che verrà, quel posto in cui gli individui potranno vivere in maniera sostenibile e serena, dentro il pianeta e nel suo rispetto.
Il coming good ancora non ce lo immaginiamo fino in fondo e sarà proprio questo scenario ambito a ispirare le menti e i cuori dei partecipanti al progetto. A volte le fiction anticipano la realtà e in alcuni casi, in pochi, le rappresentazioni del nostro futuro habitat ci parlano di armonia raggiunta. La creatività può spingere la nostra azione e orientarla verso ciò che ancora non esiste.
Per chi partecipa non si tratta di guadagnare denaro o fama, si tratta di guadagnare una speranza di contrastare il collasso del sistema e di spendersi per vivere bene in questo pianeta, insieme a tutti i soggetti che lo condividono con noi.
Chi comanda
Non esiste una gerarchia tra i malefici problemi e così non esiste nemmeno tra i suoi risolutori.
Esiste tuttavia un problema che è comune e sempre presente in tutti gli altri ed è la corruzione. La corruzione crea forze che agiscono più o meno intensamente, ma sempre, sulle attività di governo, di qualsiasi tipo, nel piccolo o nel grande.
La corruzione ha a che fare con il potere, perché è nell’esercizio orientato a interessi particolari, a scapito del bene comune, che si annida e in questo modo riesce a condizionare la realtà.
Come si fa
Il progetto è davvero sfidante e per questo anche la soluzione deve essere ricercata con un metodo nuovo, con una collaborazione inedita.
Ma come è possibile? Ciascuno anche solo enunciando una visione o un pensiero si fa portatore di un particolarismo.
La novità sta nella piattaforma, il metodo appunto, capace di accogliere le idee del singolo, digerirle e metterle a fattore comune, in un lavoro di continuo contributo e discussione.
La popolazione umana sembra avere raggiunto la capacità di lavorare in modo sinergico, riflettere su se stessa in maniera rapida, usare le menti di ciascun individuo come sinapsi di una mente più grande. Grazie alla tecnologia e ai dati. Grazie alla diffusione della conoscenza che ha investito una grande parte della popolazione.
Basta pensare alla prima riunione di questo grande progetto: eravamo in 130 persone, da tutto il mondo, che si stavano guardando e parlando, senza essersi mai viste, su un tema che ha suscitato la voglia di esserci comunque. Persone dalle qualità più disparate, background e storie completamente diverse, ideologie antitetiche forse, chissà. Ma tutte raccolte in una piattaforma, tutte riunite perché interessate allo stesso tema, al fare, al fare presto.
Pensiamo più in grande allora. In questa concentrazione di forze possiamo concepire la collaborazione e la partecipazione vera, per riconoscere e scovare qualcosa di giusto per tutti, deciso dall’intelligenza condivisa.
Bisogna esserci, partecipare, lasciarsi trasportare e abbandonare ogni egocentrismo.
Ma davvero si possono risolvere i problemi?
La sfiducia è una sensazione schiacciante, soprattutto quando abbiamo a che fare con cose più grandi di noi. Ma ancora una volta occorre soffermarsi sul concetto di organismo, e prendere forza da questo. Se i problemi sono grandi, lo è anche l’umanità, quando gli individui decidono di mettersi insieme. E si sa che la forza della nostra specie è stata da sempre il saper collaborare, per adattarsi.
Quando allora alla scorsa riunione un partecipante chiede “ma davvero pensiamo di riuscire a risolvere questi problemi?” è lo stesso Kotler a rispondere. Non è una questione di riuscirci o meno ma di usare il tempo e le azioni comuni per fare dei progressi. Per portarci appunto verso il ‘coming good’.
Sembra che soprattutto le élite economiche della terra, abbiamo tutta l’intenzione di dedicare buona parte delle proprie fortune a progetti utili all’umanità e al pianeta. Ma sembra che non sia più così chiaro dove direzionare queste energie, oggi, dove appunto la corruzione regna sovrana e i sistemi sono pressoché tutti inquinati da forze particolari che cercano di dominare.
Servono agende e progetti autentici, sintesi che abbiano come obiettivo il ‘coming good’ e non gli interessi di qualcuno. Ecco a che cosa serve questo mega progetto, a fare progetti da dare in pasto a chi può operarsi per realizzarli.
Come capire che stiamo andando bene?
Il driver principale è la giustizia, intesa qui come attributo di qualcosa capace di generare più felicità per il numero più ampio di individui. E come è possibile rendere le persone più felici? Riducendo la sofferenza. Occupandosi prima di tutto dei bisogni e non dei voleri.
A essere in pericolo sono i bisogni di base, come l’acqua e l’aria pulita ad esempio. Ed è da questi che occorre partire nel ragionamento.
Salire a bordo
Allora coraggio, ci sono molti modi di impiegare il tempo, andare in questa direzione è un modo senza dubbio utile e molto rock. E giuro, fa sentire che qualcosa cambia.